Castelnuovo Berardenga si trova nella “zona Chianti” per la precisione nei suoi confini meridionali vicinissimo a Siena. Il suo nome deriva dal conte Berardo di stirpe franca, vissuto nella seconda meta del X secolo.
Chi sceglie di trascorrere una vacanza nella bella Toscana potrà fare una visita in questo luogo e “respirare”, attraverso monumenti e opere, qulla che è stata la sua storia.
Castelnuovo Berardenga viene costruita nel 1366, della fortificazione originale oggi resta solo l’alta torre in Piazza Petrilli. Nel cuore del paese c’è il suggestivo vicolo dell’Arco, con le sue scale in pietra e sormontato da un arco con un bellissimo bassorilievo. Da visitare anche la Chiesa di San Giusto e Clemente risalente a metà dell’Ottocento e realizzata in stile neoclassico. Nel suo interno è conservata una Madonna con Bambino e angeli di un artista rinascimentale.
Bellissima anche la Chiesa della Madonna del Patrocinio nella quale è custodita una venerata Madonna realizzata in terracotta invetriata risalente al XIV secolo.
Meritevole di visita anche Villa Chigi Saracini, realizzata, per volontà del conto Guido Saracini, nella metà dell’Ottocento e circondata da un giardino all’italiana e da un parco all’inglese.
Il Museo del Paesaggio custodisce invece una ricca documentazione sia sulla storia del paesaggio senese.
Nei dintorni di Castelnuovo Berardenga si puà girovagare tra meravigliosi castelli e borghi, ville e chiese. San Gusmè, la Certosa di Pontignano, il Castello di Montalto e Villa Arceno, e Monteaperti un posto che ha visto la storia. Una storia che può essere evocata anche dai versi danteschi immortalati sopra una piramide incorniciata da cipressi, i versi recitano “perchè mi peste? se tu non vieni a crescer la vendetta di Monteaperti, perchè mi moleste?” Si racconta che all’inizio della Battaglia, Bocca (un ghibellino che militava tra i guelfi di Firenze) tagliò con la sua spada la mano di Jacopo Nacca dè Pazzi che reggeva il vessillo fiorentino, contribuendo così alla sconfitta della sua città. Ammirando il panorama dal colle della piramide, si può immaginare lo scontro e la carneficina subita dalle milizie guelfe di Firenze il 4 settembre 1260 tra i torrenti Biena, Malena e Arbia e cioè, per dirla citando Dante, “lo strazio e il grande scempio, che fece l’Arbia colorata in rosso”.